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C'è un'energia impressionante, e il muoversi di una parola potente, reattiva, felicemente comunicativa, in questo nuovo libro di Giancarlo Majorino, un poeta che gli anni rendono sempre più capace di leggere e cogliere il senso profondo del reale nel suo continuo, violento trasformarsi. E violenti sono anche i testi che compongono "Torme di tutto", testi sempre inquieti, incalzanti, carichi di situazioni, oggetti, figure, personaggi. Testi concretissimi e nervosi, veri e propri corpi testuali in continuo fermento, dove la condizione esplosiva o alienata in cui viviamo domina una scena nella quale, consapevoli o meno, "siamo tutti nelle caselle, dentro la casella prestabilita", con "la paura il terrore di uscir dal seminato, di trasgredire". Paura che certo non appartiene di solito al poeta, e che non limita affatto, peraltro, la libera tensione espressiva di un autore come Majorino, che ancora una volta riesce a spezzare ogni rigido limite di forma. Il mondo femminile è una presenza molto importante in questo libro, che ci conduce in un viaggio esplorativo aperto, "nell'astronave Terra", il nostro rimpicciolito habitat, che ci vede troppo spesso resi ottusi dall'accettazione di un presente dove il reale diviene finzione, dove "tutto deve / diventare cinema", dove in troppi "vanno pazzi per la finta libertà", mentre domina il Mercato, "un dio nuovo". Majorino si muove a tutto campo, tra l'intimo delle case e il caos, orrendo ma sempre attraente, del mondo esterno.